Esiste un nesso eziologico tra l’uso prolungato, per motivi professionali, di telefoni cellulari e il neurinoma dell’acustico destro. E’ quanto sostiene la Corte d’Appello di Torino che, con la sentenza n. 904 del 13 gennaio 2020, ha confermato la condanna dell’INAIL a corrispondere, nella misura del 23%, una rendita per malattia professionale al dipendente della società, confermando la pronuncia di primo grado emessa nel 2017. La sentenza della Corte d’Appello di Torino non è però la prima. Già nel 2012 la Corte di Cassazione condannò l’Istituto a versare una rendita vitalizia a un lavoratore colpito da neurinoma per l’uso di cordless e cellulari. Se quindi sono chiare le ripercussioni di questi orientamenti giurisprudenziali sul fronte INAIL, non devono altrettanto sfuggire le importanti conseguenze per il datore di lavoro.
Milioni sono i telefoni cellulari impiegati in Italia. Non stupisce, quindi, che abbia destato allarme una notizia pubblicata sui quotidiani del 14 gennaio di quest’anno: “La Corte d’appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea con cui i giudici avevano condannato l’INAIL a corrispondere a una rendita vitalizia da malattia professionale. Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore al cervello e l’uso del cellulare”.