L'andamento degli infortuni 2023 in Veneto
Nel 2023 i morti sul lavoro sono stati, complessivamente, almeno 1.485 (1.484 nel 2022 calcolati con gli stessi parametri), ovvero quasi 30 a settimana e, in media, poco meno di 4 al giorno: questo è quanto emerge, “per difetto”, in una elaborazione del Centro Studi della Cub in base a dati raccolti da Inail e dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto.
In totale, i deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 900, mentre sono 585 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego.
Come leggere i dati dell’andamento degli infortuni
Leggere in valore assoluto i numeri pubblicati recentemente dall’Inail ci dà informazioni sulla provenienza e l’età dell’infortunato e sul macrosettore di provenienza. Ma davvero la lettura di questi dati ci aiuta a trarre delle conclusioni?
Il rischio è che ci si fermi alle prime impressioni, che sintetizzate possono essere tradotte in questo modo:
- avvengono più incidenti e infortuni nei settori con un pericolo e rischio rilevante rispetto ai settori in cui il rischio è minore
- nel Veneto, dove c’è una cultura del lavoro orientata al risultato e “al fare” (dove imprenditori e lavoratori dimenticano gli orologi nel cassetto per risolvere “il lavoro” in modo autonomo e con spirito di iniziativa) si dà priorità al profitto piuttosto che alla tutela dei lavoratori.
Altra considerazione è sull’andamento degli infortuni nell’arco degli ultimi anni: sono costanti e in ogni caso non diminuiscono in modo rilevante o almeno non in modo proporzionale all’intensità con cui vengono proposte formazione e azioni ispettive. Perciò: riusciamo con le nostre azioni ad influenzare il trend infortunistico? Gli infortuni aumentano e/o diminuiscono davvero perché siamo più o meno bravi a fare i corsi di formazione e a sorvegliare i lavoratori delle aziende del territorio?
Proposta per analizzare le cause degli infortuni in modo diverso
Siamo abituati al clamore, anche mediatico, post infortunio. E ad associare l’infortunato ad una “categoria di lavoratore” ipotizzando già il settore o l’attività incriminata e la provenienza. Raramente si va oltre, considerando la storia (e il susseguirsi in modo apparentemente casuale di intenzioni, decisioni e azioni) che può aver portato a quella conclusione. Dietro ad ogni infortunio e incidente c’è una storia da analizzare in modo personalizzato e specifico.
Analizzare il percorso invece ci aiuterebbe probabilmente a proporre misure di prevenzione specifiche e diverse. È necessario però un cambio di prospettiva e passare quindi dall’associare la causa dell’infortunio al “mancato utilizzo di dispositivi di protezione individuale”, all’associarla a considerazioni e atteggiamenti che hanno portato quello specifico lavoratore a decidere di effettuare il lavoro senza indossare il DPI adeguato.
Il raggiungimento di questo livello di analisi è il risultato di un cambiamento nell’organizzazione, di una evoluzione nel pensiero delle persone e di una nuova valutazione delle priorità. Clicca qui per approfondire.
E non si parla esclusivamente di “comportamento del lavoratore” ma più in generale di contesto in cui è abituata a lavorare l’organizzazione:
- esiste una programmazione delle attività e si associa il giusto tempo e risorse per la sua esecuzione?
- cosa ha portato il lavoratore ad agire in quel determinato modo?
- ci sono momenti di confronto e arricchimento dei lavoratori in materia sicurezza?
- esiste una valutazione delle priorità e una checklist dei fattori da considerare per eseguire la mansione?
È indispensabile intraprendere un percorso che porti ad una vera e propria cultura della sicurezza, poiché la formazione e i controlli degli enti preposti non sono sufficienti per ridurre malattie ed infortuni sul lavoro. Qui abbiamo sintetizzato cosa può aiutare concretamente a far cambiare il comportamento delle imprese.
Quanto incide “il caso” nella determinazione del trend infortunistico
Esiste una base di potenziali infortuni enorme. E tutto sommato gli incidenti che avvengono sono una percentuale minima rispetto a quelli che potrebbero accadere. Pensare che sia “il caso” a incidere sull’aumento o diminuzione di 10/15 infortuni all’anno, piuttosto che alle azioni di prevenzione che intraprendiamo seguendo i dettami normativi, non è così insensato.
Per capire più facilmente il concetto ci basti immaginare a come guidano gli autisti sulle strade quotidianamente. Se davvero dovessero succedere incidenti ogni volta che oltrepassiamo i limiti di velocità, o posiamo lo sguardo sullo smartphone, o sforiamo da quanto previsto dal codice della strada… probabilmente resterebbero pochi automobilisti illesi.
Quando non accadono infortuni è davvero perché stiamo facendo correttamente prevenzione?
Implementare miglioramenti specifici
Scopriremo che “aumentare ore formazione” o “incrementare la sorveglianza” sono solo due tra le proposte che possiamo implementare in azienda. Ulteriori misure di prevenzione che potrebbero essere introdotte sono:
- inserimento di un sistema di gestione della sicurezza integrato
- proporre un ambiente in cui la comunicazione, il confronto e l’ascolto siano incoraggiati
- dare valore al merito e a chi all’interno dell’azienda possa essere esempio positivo
- determinare regolamenti interni e implementare atteggiamenti e procedure specifiche
- individuare valori prioritari a cui l’intera organizzazione vuole raggiungere, e allineare gli atteggiamenti dei lavoratori
- proporre la cultura della segnalazione
- condividere esperienze, competenze per un arricchimento globale
In sintesi: inserire nella programmazione della produzione un tempo dedicato al benessere dell’organizzazione. Il grado di salute e sicurezza e le scelte che ogni lavoratore deciderà di scegliere saranno la naturale conseguenza.