Per la gestione di un’emergenza di questa tipologia è necessaria la collaborazione attiva di tutti e per questo è indispensabile fare una corretta informazione e gestire in modo accurato il processo di comunicazione. Oggi, come non mai, è necessario adottare comportamenti corretti, consapevoli e responsabili da parte di tutti. Comportamenti che servono a garantire la salute propria e degli altri in quanto siamo tutti più che mai
dipendenti l’uno dall’altro e questo non possiamo che farlo insieme.
Cosa possono fare le aziende?
Il decreto 81/2008 stabilisce che il datore di lavoro “ha la responsabilità di tutelare i lavoratori dall’esposizione a rischio biologico”, inoltre in conformità alle indicazioni dettate dalla circolare del Ministero della Salute “il datore di lavoro deve invitare i propri dipendenti a ricorrere alle comuni misure preventive della diffusione delle malattie trasmesse per via respiratoria”, fornendo ai lavoratori tutti gli strumenti di tutela laddove è necessario.
Si ritiene utile suggerire alcune azioni che possono essere messe in atto direttamente dalle aziende, per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori
• Diffondere attraverso le modalità di comunicazione aziendali i link alle comunicazioni istituzionali.
• Diffondere a tutti i lavoratori il testo dell’ordinanza del Ministero della Salute in modo che siano in grado di rispondere in modo corretto all’insorgenza di un’emergenza, informarli del decalogo del Ministero della Salute.
• Apporre in bacheca il numero verde predisposto dalla Regione di appartenenza.
• Mettere a disposizione dei lavoratori soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani, per il lavaggio delle superfici ed eventualmente mascherine.
• Ridurre le riunioni e le occasioni incontro con clienti e fornitori: limitare il numero di partecipanti e la frequenza delle stesse, se dal caso utilizzare strumenti di videoconferenza o teleassistenza.
• Verificare se tra i propri lavoratori ci sono individui che, per ragioni lavorative (es. viaggi di lavoro) hanno fatto ingresso da zone a rischio epidemiologico come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L'aggiornamento del DVR
In tale scenario non si ritiene giustificato l’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi in relazione al rischio associato all’infezione da SARS-CoV-2 (se non in ambienti di lavoro sanitario o socio-sanitario, o comunque qualora il rischio biologico sia un rischio di natura professionale, già presente nel contesto espositivo dell’azienda).
Questo del coronavirus è uno di quei casi in cui, a prescindere dall’obbligo di valutazione o meno, la valutazione del rischio assume contorni grotteschi. Le stesse autorità pubbliche sono costrette istante per istante ad aggiornare le loro valutazioni ed hanno a disposizione i migliori esperti sulla piazza. Come si può pretendere che un datore di lavoro possa andare ad aggiungere qualcosa alla loro valutazione?
Siamo nella fase della valutazione di rischio che deve prevedere azioni correttive in linea con l’evolversi della situazione, in gergo: Comanda lo scenario e il datore di lavoro non può che limitarsi ad attenersi ai protocolli stabiliti dal ministero.
L’informazione corretta aiuta tutti e soprattutto contribuisce a non diffondere fake news e comunicazioni tendenziose che portano a determinare situazioni di panico e azioni inconsulte assolutamente inopportune e ingiustificate. La nostra linea è quella di seguire e di diffondere le informazioni che provengono dalle Autorità competenti in materia. In questo senso sono fondamentali considerazioni pratiche che siano di supporto a lavoratori e aziende e che devono essere coerenti con gli aspetti ufficiali.